Gli articoli dei lettori

Misteri della mente

E’ trascorsa una settimana da quando sono comparsi i cassonetti dell’indifferenziato. Nuovi, lucidi. Allora perchè continuano a vedersi sacchi di rusco abbandonati accanto ai cassonetti ? Mi sono chiesta chissà quale inganno operativo avesse mai escogitato la cattivissima Geovest, con questi cassonetti. Per cui, incuriosita, mi sono avvicinata ed ho provato a capire come funzionassero. Beh, ad una altezza inferiore di quelli precedenti, hanno una maniglia , come quelli vecchi. Ho provato a tirarla su…MIRACOLO! Si è alzato il coperchio! Ma guarda, come quelli vecchi! Anzi, il coperchio è letteralmente schizzato, perchè sembra più leggero….Proviamo… Sì, il coperchio è più leggero. E allora che ci fanno i sacchi abbandonati,, di fianco al cassonetto? Sta a vedere che se hai le mani occupate non riesci ad alzare il coperchio?! Mah, davanti c’è un’asta metallica lunga, come quelli vecchi. Proviamo… MIRACOLO! Si è alzato il coperchio! E allora che ci fanno i sacchi abbandonati,, di fianco al cassonetto?

Quali misteriosi percorsi mentali portano alcuni concittadini ad abbandonare i sacchi del rusco a fianco dei cassonetti? La scritta che in questi cassonetti si deve introdurre materiali non riciclabili? E’ la stessa avvertenza che era presente anche sui cassonetti vecchi… Un epidemia di reumatismi che impedisce la coordinazione del movimento piede -sul-pedale, aspetta-che-si alzi-il-coperchio, alza-il-braccio-con-sacchetto, allunga-il-braccio-con-sacchetto-sopra-cassonetto, apri-mano-che-sorregge-sacchetto?… Una epidemia di congiuntivite che impedisce di riconoscere che questi nuovi “scatoloni” con ruote sono cassonetti come quelli vecchi?… Una regressione cognitiva che impedisce la comprensione della sequenza: delibera comunale sul nuovo regolamento della raccolta dei rifiuti, consegna nelle abitazioni di un ecocalendario di marzo che preannunciava da fine marzo l’entrata in vigore del nuovo servizio, un ulteriore ecocalendario fino a settembre che riporta le nuove modalità del servizio?

Lo confesso: sono molto dubbiosa e spaesata.

 
19 commenti all'articolo

Cosa avrebbe fatto l’uomo medio vedendo ciò che ha visto Mariarosa?
Avrebbe pensato tra sé e sé:”Chi è quel pirla che non è riuscito ad aprire il bidone?” e stop.
E invece la signora Mariarosa ci tira fuori una lezione di educazione civica da brividi, praticamente una telecronaca.
Mariarosa, hai una marcia in più.

# 1 Cristian il 03 apr 2024 alle 20:36

Quali misteriosi percorsi mentali portano alcuni cittadini…., alla domanda di Mariarosa, cerco di dare una mia risposta, che, con un alta percentuale di possibilità, penso possa essere quella giusta.

Sono, a prescindere dal sistema di raccolta, solamente dei poveri e incoreggibili zozzoni.
(Stavo per scrivere “dei maiali”, ma avrei offeso il nobile mammifero

# 2 assai il 03 apr 2024 alle 21:16

Ho aggiunto una foto esplicita di quanto visto da Mariarosa. Scattata venerdì 10 aprile in via Vivaldi a Funo, mostra immondizia generalizzata A FIANCO del bidone dell’organico. Anche al defunto abete natalizio non si è riusciti a dare degna sepoltura dentro al cassonetto.
Sullo sfondo a sinistra il nuovo cassonetto lucido e scintillante fa bella mostra di sè.
Che tristezza…
Ricordo a chiunque che sono disposto a pubblicare le foto di chi sia colto sul fatto nel commettere una simile nefandezza.

# 3 max il 13 apr 2024 alle 22:54

Non c’è solo il bidone di Via Vivaldi, ma ASSAI di più.

I “bravi cittadini” che hanno fatto il girotondo alla palazzina comunale, che hanno urlato e insultato nelle assemblee, che loro differenziano ma solo con i cassonetti, girano sodisfatti per “l’arcipelago ecologico”, rimirando sodisfatti la loro risorta creatura.

I “bravi cittadini” sono abbondanti su tutto il territorio, dai mitici di Voltareno a quelli, appunto, di Via Vivaldi.

Spero che l’appello di Max sia raccolto, spero che molti con il foto-telefonino, abbiano ad immortalare i fenomeni che
“soloaccantoalcassonetto”.
Spero anche che la foto venga inviata alla Polizia Municipale, insieme a tutte le informazioni utili a sanzionare, serenamente, pacatamente e giustamente, i merdoni del cassonettoaccanto.

# 4 assai il 15 apr 2024 alle 17:39

Mi sembra veramente che si stia esagerando. Ancora e sempre sembra di assistere ad un fescennino. I puri, puliti, civili, ordinati, progressisti praticanti del politicamente colretto, inveiscono, squalificano, biasimano, condannano gli incivili, barbari, cafoni, rozzi, selvaggi, cavernicoli che spargono letame e, ça va sans dire, questi sono coloro che hanno votato SI al referendum. Egregi signori, l’autodafè non è più di moda, non ve lo hanno detto? Capisco che vi piacerebbe usare lo knut nei nostri confronti, poichè a tutti rivolgete le vostre invettive, ma non ha alcun senso addebitare a coloro che hanno preteso ed ottenuto, seppure in modo mutilato, il riconoscimento di primarie ed elementari esigenze neglette, i comportamenti vandalici di alcuni maleducati, mai contrastati come si devrebbe da chi ha il dovere di sorvegliare. Ricordatevi, sinistri, che questo è anche il mondo che avete voluto creare con la evirazione delle autorità scolastiche e lo svilimento dell’insegnamento, con l’abdicazione dei doveri dei genitori, con la fantasia al potere, con la magistratura politicizzata che applica sempre il politicamente colretto, con la immigrazione sempre necessaria, intoccabile. Avete preteso un mondo senza regole, una famiglia allargata, la droga libera, la società permissiva. E pretendete ora che ci sia il rispetto per il prossimo e per le regole? Se qualcuno non riesce a capire che desidero punizioni esemplari nei confronti dei vandali, si sbaglia. Ma i vandali, sempre per i motivi indicati, sono ovunque. Sono quelli che imbrattano i muri, sono quelli che sporcano le strade, sono coloro che infrangono qualunque divieto, sono i molti che credono di avere solo DIRITTI, senza doveri. Già, vi ricordate quando si scriveva sui muri “vietato vietare”? Molti approvavano. ERA IL ‘68, periodo maledetto, una sbornia ideologica demenziale irresponsabile. Ne paghiamo e ne pagheremo le conseguenze. Certo, ci sarà ora chi dirà che mi sono allargato o sono fuori tema. Balle! Ogni fatto ha una sua origine ed una spiegazione. Tornando al contingente, i commenti che ho letto sembra facciano carico di questa inciviltà al metodo. NOOOOO! In quella stessa posizione di via Vivaldi, quando iniziò il PaP, ho visto di peggio. E che il metodo non c’entri, è dimostrato dalle foto di Max di allora. E allora, perchè ricorrere al mezzuccio di criminalizzare il metodo attuale ed il referendum?

# 5 lirero il 16 apr 2024 alle 20:33

Per quanto riguarda me addebito buona parte di questi comportamenti incivili agli inviti, nemmeno troppo velati, all’abbandono dei rifiuti, sentiti con le mie orecchie ad una delle prime assemblee di ApA. Della sbornia ideologica del ‘68 invece non so granchè.
E’ poi ora di finita di piazzare etichette del genere “sinistri” o “destrorsi” e altro. Per quanto mi riguarda non esistono più, almeno non nel parlamento attuale, dove c’è un unica melassa troppo vischiosa per poter riconoscere differenze.
Tanto più a livello locale, dove votare un candidato come Tolomelli non significa necessariamente volere le 35 ore settimanali o il 6 politico, ma solo dare fiducia ad un candidato + credibile di un altro che ha cavalcato una comoda battaglia populista al solo fine di farsi conoscere e puntare alla poltrona (ma Seidenari se non aveva un’occasione come il referendum quanti voti avrebbe preso… forse 5?… magari 10?)
Ma poi Lirero, perchè non scrivi come parli? Ti ho sentito parlare, e non parli così forbito dal vero.
Cos’è un “fescennino”? Che significa “ça va sans dire”? Perchè’ per capire un tuo commento bisogna passare dei quarti d’ora su wikipedia?
Ho bisogno di ripetizioni… Mariarosa aiutoooo…

# 6 max il 17 apr 2024 alle 00:24

NO!, non posso essere d’accordo. I comportamenti incivili e vandalici preesistevano al PaP. Sono SEMPRE stati scaricati per strada televisori, mobili, lavatrici, frigoriferi, batterie ed ogni altro rifiuto. SEMPRE, e la situazione non è peggiorata per gli “inviti nemmeno troppo velati” che, francamente, io non ho mai sentito. Poi, si può anche pensare male ma….Io non ho menzionato il parlamento ma ho sempre fatto allusione alla gente che vota la sinistra e che scrive MOLTI commenti su argelato.info. A sinistra non esiste niene di nuovo, fatta eccezione per il nome. E’ chiaro che farsi chiamare “comunista” farebbe vergognare molti. Ed allora Pci, PDS,DS, Margherita, Ulivo, Democratici e poi chissà quale altra invenzione. Ma esiste una concezione, un richiamo, una interiorizzazione delle regole comuniste che si esprimono attraverso una lingua che viene usata spesso senza rendersene conto. Io sento e leggo espressioni che risalgono a quella ideologia e sono diventati luoghi comuni condivisi da molti. E’ morto il comunismo (forse) ma è sopravvenuto il luogocomunismo. Vuoi qualche esempio? L’idea cretina che causa della povertà di alcuni sia la ricchezza di altri; la balordaggine che scopo del capitalismo sia l’impoverimento delle classi e delle nazioni che sfrutta; e l’ossessione antiamericana; e la pace senza se e senza ma; e gli islamici che ci massacrano ma la colpa è nostra; e la assurdità che a monte di qualunque crimine vi sia sempre una causa politica, economica, sociale che lo giustifica. E’ tutto “rusco” (è l’argomento e sono in tema) riciclato dalle discariche di un comunismo sconfitto clamorosamente ma che viene riproposto come ripetizione perpetua di un pattume ideologico. E vuoi che qualche alias che si è alimentato e trae nutrimento da queste cloache possa cambiare qualcosa? Seidenari? Non lo conosco. Credo che non si possa tuttavia dire che abbia combattuto una comoda battaglia populista. Si è esposto quando si diceva che in tutta la penisola destra e sinistra volevano il PaP, di più, in tutta Europa, meglio, in tutto il mondo. Non ha percorso il tratturo del gregge, ha marciato per una strada impervia ed ha vinto. Devo aggiungere che per me è un degno carneade anche Tolomelli, come lo era il pasqualino. Da queste parti però, le elezioni hanno un risultato scontato: anche il due di picche può vincere, per tradizione, anche se non intendo affermare che abbia sempre vinto il due di picche. Lingua scritta e lingua parlata? Al prossimo commento.

# 7 lirero il 17 apr 2024 alle 21:58

Max, la differenza tra lingua scritta e lingua parlata è acclarata da tempo, trattandosi di modi di espressione differenti. Prima di tutto la forma poichè, come tu m’insegni, scripta manent e a nessuno piace essere trasandato in modo documentato. Poi, in presenza di interlocutore, hai la possibilità di regolarti con le sue espressioni e tendi ad essere essenziale perchè ci si comprende anche a gesti, fischi, pernacchie mentre scrivendo non sempre si conosce chi ti potrà leggere e devi argomentare in modo dovizioso magari anche con qualche tautologia. Tu potrai obiettare che non considero l’aspetto diamesico ed è vero, ma non mi piace del tutto corrompere la scrittura con l’oralità. Ognuno di noi, anche parlando, tiene poi conto dell’elemento distratico, non lo si può evitare, questo per evidenziare che non solo si scrive come non si parla, ma si parla in modi diversi. Aggiungo che voglio evitare sfrondoni così frequenti in coloro che, quando dichiaro di votare per BERLUSCONI, arricciano il naso e mi collocano fra i razzisti, gli incolti, i barbari ma anche i deficienti. Poi la cultura è per definizione di sinistra e se non state a sinistra siete fascisti. Amen. Preciso che non mi riferisco agli errori di battitura. Ne commetto anche io. Per esempio, ultimamente mi capita spesso di scrivere “politicamente colretto”. Qualcuno di buona volontà mi capirà senza mettermi in croce.

# 8 lirero il 17 apr 2024 alle 22:16

Caro Max da dove provengo c’era, come ovunque, una scuola elementare che, come tutte, aveva il maestro “unico”. Come come tu ben saprai, allora, anche il bidello era “unico”.

Esso, abitava con la famiglia nell’apposito bilocale all’interno della scuola e quindi nè era anche il custode, ovviamente faceva le pulizie e doveva essere, sempre, al servizio dell’insegnante “unico”.

Quando la maestra/o doveva assentarsi momentaneamente dall’aula, il bidello “unico” veniva gentilmente invitato a prenderne il posto, vigilando attentamente i piccoli diavoli.

La momentanea incombenza, portava il bidello “unico” (o l’unico “bidello”) ad immedesimarsi talmente nella parte, fintanto a sentirsi investito di una missione ASSAI più qualificante del ruolo che quotidianamente gli competeva.

Questo lo portava, per essere pronto alla bisogna, a leggere tomi a lui inusitati e, conseguentemente, ad un parlar forbito che non rientrava affatto nel discorrere comune del nostro “unico” bidello (o bidello “unico”).

Tutto quanto veniva fatto dal Nostro, con enorme soddisfazione, con un misto tra il vanto e l’orgoglio per l’essere tra i previlegiati “servitori” del Ministero della Pubblica Istruzione (allora c’era ancora….la P.I.).

Il problema del bidello “unico” delle scuole elementari era che non capiva niente, ma proprio niente, di quello che leggeva o diceva.
Ma leggeva e parlava, comunque, con orgoglioso e superbo compiacimento.

Ora, carissimo Max, mi giunge all’orecchio che dietro l’ASSAI superba e compiaciuta scrittura del “Lirero”, ci sia il bidello, universitario, dell’Isola dei Famosi.

La qual cosa io non credo…..ma… chissà?!?!

Tranquillamente, a Lirero, affetuosamente.

# 9 assai il 18 apr 2024 alle 14:38

Non sono insensibile al grido di dolore che si leva da parte di Max (post n° 6)… per cui riprendo le antiche usanze.
“ça va sans dire”: questo modo di dire francese tradotto letteralmente suona:”Questo va senza dire”. Risultato che conferma l’affermazione per cui le traduzioni letterali, il più delle volte, sono cretine. Il concetto che i nostri cugini transalpini intendono con questa formuletta è:”Questo argomento (affermazione, cosa) è talmente evidente (ovvia, scontata) che non c’è bisogno di precisare (specificare).”
Il fescennino. Ah, Max, qui si vola alto e non mi bastano 59 parole per liquidare la richiesta di aiutino! E poi si va per viottoli della mente un po’ distanti da rapporti di psicomotricità con il coperchio di un cassonetto stradale per rusco indifferenziato.
Cosa prescrive l’educamente corretto di un blog? Attendo “istruzioni per l’uso”.

# 10 Mariarosa Cevenini il 18 apr 2024 alle 16:56

Quando parlavo di sfrondoni dai quali volevo tenermi lontano, non pensavo di ricevere a stretto giro di ….blog una conferma. Leggo: “e quindi nè era anche il custode”. Ribadisco che non mi impancherò mai per un errore di battitura, ma scrivere nè, congiunzione negativa, al posto della particella atona ne, non mi ha permesso di comprendere il senso di quanto scritto. D’altra parte se la scolarità acquisita è quella derivata dalla frequenza universitaria al famoso ateneo de “L’isola dei famosi” con, magari, un master al “Grande fratello”, il risultato è certo. Insomma, che vuole dimostrare la fola di un bidello, e non si comprende se fosse anche custode, “che non capiva niente, ma proprio niente, di quello che leggeva o diceva”? Il mio è un problema (si fa per dire) MOOOOLTO diverso: sono altri che non capiscono quello che scrivo. Certo non è per questo che c’è stato il terremoto. Tranquilli, non succede niente. Nessuno ha l’obbligo di leggere i miei commenti, qualora si manifesti l’orticaria.
P.S. Il dubbio è ASSAI forte: dietro lo pseudonimo non ci sarà uno dei fratelli De Rege, quello che ….vieni avanti …….!

# 11 lirero il 18 apr 2024 alle 22:25

Mi dispiace, mi dispiace assai dell’adombrarsi nel giorno di festa del Sig. Li.re.ro.

Non mi sarei mai aspettato che il fine scrittore, arrivasse all’inelegante, volgare e banalissimo insulto. Ma tant’è.

Io, che attendo quotidianamente, e con trepidazione, di abbeverarmi al Li.re.ro e lirico pensiero.

Io, che gratificato delle attenzioni del Maestro, aspetto con attenzione, quasi con devozione, il Suo nobile tratto rosso sugli errori dei miei assai modesti scritti.

Io, che appena ho sott’occhi un post del Li.re.ro, cerco trepidante mi venga decodificato da Maria Rosa, unica in questa blog in grado di tradurli in italiano corrente e di sottolinearne gli svarioni (frequenti).

In attesa di Maria Rosa, provo di leggere fin dove arrivo e…. mi vien sempre da ridere.

..con affetto, cordialmente, ciao.

# 12 assai il 19 apr 2024 alle 17:18

Il sig. assai…. si dichiara dispiaciuto. Da quando il sabato sarebbe diventato giorno di festa? Va bene, capisco che per gli sfaccendati possa sempre essere festa, ma che il sabato fosse veramente giorno festivo, lo imparo adesso. Sabato fascista? Evidentemente nemmeno io so tutto, lo ammetto. Si è sentito insultato? Vuoi vedere che ho veramente capito che si tratta del fratello De Rege? Naturalmente, quello indicato. Svarioni frequenti? Ne attendo la segnalazione con animo grato. Sono sempre pronto ad imparare e giudico producente per me stesso ogni consiglio, suggerimento, rettifica, senza iattanza. Ma il richiamo che viene dal pulpito deve essere di persona fededegna, altrimenti rispondo per le rime. Senza affetto, meno cordialità, e nessuna stima, ma con molta ilarità, come sempre quando assisto alle rappresentazioni comiche dei fratelli De Rege. Anche singolarmente non tradiscono le attese. Infine, credo sia utile ricordare un aforisma dell’inarrivabile Stanislaw j. Lec “Quando gli errori diverranno più rari, saranno più preziosi”. Tenere presente, qualora la penna corra troppo velocemente.
P.S. Il sottovuoto spinto non è l’argomento da me preferito. Chiudo per assoluta incompetenza.

# 13 lirero il 19 apr 2024 alle 21:23

Per me oggi rimane un giorno di festa, per i Lavoratori del Mercatone certamente no, per Lei proprio non so.
Ma questo non è un problema credo per nessuno.
Mi dispiace invece sinceramente Lei si sia adombrato, in un giorno di festa oppure no.
Io chiudo qui, Lei è permalosetto, ma sempre cordialmente e anche, pur se non richiesta o gradita, con sincera stima La saluto.

# 14 assai il 19 apr 2024 alle 22:51

Assumo il silenzio di Max come assenso e dunque, il fescennino.
Scivoliamo indietro di oltre 25 secoli per ritrovarci nella cultura romana, che ça va sans dire, è debitrice della cultura etrusca. L’origine del fescennino è nella tradizione popolare contadina e consisteva in forme di rappresentazione teatrali in occasioni di feste rurali. Non il teatro che conosciamo noi; piuttosto un ritrovarsi sull’aia,e, più tardi, vicino ad un luogo sacro con contadini in veste di attori che si scambiavano invettive improvvisate che spesso coinvolgevano gli spettatori. E siccome le occasioni, nel mondo contadino, per fare festa sono sempre legate a momenti del ciclo agricolo – semina, mietitura, vendemmia… - … e siccome questi momenti presuppongono la fertilità della terra… e siccome la fertilità può realizzarsi sia col gettare il seme nella terra, sia con una bella scopata… le invettive erano chiaramente di tipo sessuale. Specifichiamo: su come Tizio o Caio se la cavavano nelle prestazioni sessuali. Se poi Tizio e Caio erano lì ad ascoltarti… ancora meglio!
Vabbè, poi gli antropologi spiegano che il crescere, drizzarsi, ingrossarsi di ciò che si capisce è una metafora del crescere, drizzarsi, ingrossarsi della spiga; che la esasperazione sulle misure gigantesche di quell’affare lì è un modo per esorcizzare (allontanare) i danni di eventuali temporali e grandinate…ma non delle spighe o dell’uva si parlava nei fescennini rurali!
Perfino sul nome c’è da divertirsi: chi lo vuole derivato dalla città di Faescennium, al confine tra Lazio ed Etruria (ma guarda un po’), chi derivazione di “fascinum” che in latino vuol dire “malocchio”, ma veniva familiarmente usato anche per indicare quel pendaglio maschile che in particolari circostanze sfida la forza di gravità.
Come che sia, l’usanza di alludere, per dirla elegantemente, alla potenza sessuale in termini salaci, si diffonde dalla campagna alla città, anzi all’urbe, dove i giovani (che non si sa mai se sono un problema o una risorsa) prendono l’abitudine di gareggiare a chi le spara più grosse (ogni riferimento non è casuale…).
Queste abitudine giovanile si perfeziona dopo che nel 365 a.C., per scongiurare una pestilenza, si fanno venire dall’Etruria (guarda un po’) dei danzatori, che non determinano effetti propiziatori (togliere la maledizione che ha provocato la peste), ma in compenso piacciono tanto ai giovani romani che questi, tanto per divertirsi, aggiungono la mimica alle sconcezze in versi che si scambiavano. Per questo in qualunque storia della letteratura latina, il fescennino viene considerato una delle radici del teatro romano: sia della “satura” (una specie di varietà dell’epoca), sia della “atellana” (una breve farsa). In comune, “satura” ed “atellana”, hanno l’improvvisazione, il linguaggio sboccato (insomma parolacce a tutto spiano) e il riferimento a comportamenti sessuali esagerati o poco ortodossi, vale a dire le caratteristiche del fescennino. La diversità tra fescennino e teatro sta nel fatto che gli attori di “satura” e “atellana” diventano professionisti e perdono così i diritti politici. Poi nella “satura” oltre ai comportamenti sessuali si parla dei comportamenti sociali, con un occhio a quelli dei componenti di quel centinaio di famiglie che si accaparravano il meglio di quel che Roma (i romani tutti) conquistavano…e dalla “satura” si sviluppa la “satira”, quel genere letterario di cui il poeta latino Orazio scriveva “Ridentem dicere verum: quid vetat?” (mentre si ride dire la verità: cosa lo vieta?).
Ma il fescennino non muore dando alla luce “satura” ed “atellana”. Tutt’altro! La sua fertilità si stabilizza come divertimento sociale dei cittadini e si ritrova nella tradizione di far sfoggio di improvvisazioni a carattere fortemente sessuale, con un uso di parole il più possibile sconce, in due occasioni della vita sociale di Roma.
La prima è durante i matrimoni. Finito il banchetto di nozze nella casa della sposa, questa raggiungeva la casa dello sposo con un gran codazzo di persone che, mentre la sposa distribuiva noci ai ragazzini, smoccolavano fescennini a tutto spiano sulle pretese della sposa e sulle possibilità dello sposo.
L’altra occasione era il trionfo tributato ad un comandante vittorioso. Mentre il vincitore su un enorme cocchio, il volto dipinto di rosso, attraversava le vie di Roma per raggiungere il tempio di Giove Capitolino, seguito dal bottino (i capi nemici sconfitti in catene, i prigionieri catturati ora schiavi di Roma, gli oggetti e i beni razziati che sarebbero entrati nelle casse dello stato), tra due ali di folla, i soldati, che fino al giorno prima gli dovevano obbedienza totale, gli vomitavano addosso sconcezze. Uno storico romano ha riportato alcuni fescennini che i legionari romani riservarono a Cesare, conquistatore della Gallia. In italiano uno suona così: “Ecco ora trionfa Cesare, che conquistò le Gallie, non trionfa Nicomede che conquistò Cesare”. Il verbo usato è lo stesso (subigere), ma il tipo di conquista a cui si allude è evidentemente un po’ diversa. Se poi si riflette sul fatto che “subigere” in latino significa anche “dare la caccia”, “dissodare”, “spingere”, “soggiogare”…fate un po’ voi.
Dalle 800 parole circa che ho dedicato alla richiesta di aiutino di Max su cosa sia il fescennino, credo sia facile dedurre che molto della tradizione culturale italiana è debitrice al fescennino latino: dal “contrasto” “Rosa aulentissima”, alla tenzone tra Cecco Angiolieri e Dante Alighieri, dalle gare di improvvisare ottave, alla commedia dell’arte e perfino all’avanspettacolo. Ovunque c’è sghignazzo e registro linguistico basso uniti, lì c’è il fescennino che è tanta parte del “comico”. E niente è più serio del comico come ha dimostrato Umberto Eco ne “Il nome della rosa”.

# 15 Mariarosa Cevenini il 21 apr 2024 alle 14:47

Grazie alla Signora Cevenini per la dotta lezione. Pochi avrebbero saputo esplicitare in maniera così ampia la richiesta, il grido di dolore di Max, che ha avuto pronta attenzione, questa volta non da un re, ma da una regina del sapere. Di fronte a questa dovizia di notizie storiche, calo la celata, non per un attacco, ma per nascondermi, per scansarmi. Max sarà doppiamente contento. Ha avuto le risposte ed ha ottenuto quello che soprattutto desiderava: lo sviamento, a mio parere, dalla questione che il mio commento poneva. Infatti, è poco convincente la richiesta di esegesi per espressioni semplicemente normali. Max non è così sprovveduto da non sapere cosa significhi una frase stracitata e qualche termine non solo per iniziati, e comunque sa sicuramente dove trovarne esplicitazione. Avevo citato il “fescennino” come paradigmatico di una evidenza che ricorreva nei commenti. Ma la prosecuzione del mio commento poneva in risalto la questione IRRISOLTA della sinistra comunista che rifiuta la sua Bad Godesberg. E la rifiuta con ostinazione surrogandola con nominalismi ispirati da Fregoli. A Roma, dove di fescennini si intendono, eccome, tanto da considerarsi degni epigoni con le loro stornellate mordaci e salaci a botta e risposta, si consolano: “ABBE CEDARIO”, e lo incoraggiano anche il franceschiello:”SU DARIO”, ma sicuramente non avvertono l’agnizione che si vuol far intendere con modifiche di comodo. In momenti di elezioni è impossibile che si lasci libero campo a chi spaccia identità false. Di questo si dovrebbe parlare senza svicolare. Ho già scritto di alcuni tratti del luogocomunismo, aggiungo qualche interrogativo. Qualcuno mi spiega perchè Pansa, dopo essere stato insultato e boicottato per le sue inchieste storiche (guai a chi tocca la resistenza e la sua agiografia), ha dovuto lasciare il gruppo De Benedetti? C’è chi capisce perchè un film come “Katyn” di Wajda sia passato in modo clandestino sugli schermi in una nazione egemonizzata, si dice, culturalmente dalla sinistra? Forse perchè l’affermazione di Flaiano che ” Il fascismo si divide in due categorie: il fascismo e l’antifascismo” è ancora attuale? E’ così, ammettetelo chiaramente ancora con Flaiano: “Ci sono molti modi di arrivare, il migliore è di non partire.” E’ quello scelto dalla militanza di sinistra, ad ogni livello. Ed allora meglio sviare, anche con dotte dissertazioni sollecitate.

# 16 lirero il 22 apr 2024 alle 22:52

Fantastico,vorrei consigliare a Max di contattare subito Borghi,assessore alla cultura per mettere alla stampa tutto ciò che avviene su questo sito.Credo che riprendere i pezzi migliori degli articoli piu’ dibattuti sarebbe una bellissima idea.Contributi continui,pungenti,esaustivi,di grado culturalmente elevato che finalmente spaziano oltre all’argomento rusco.Sarebbe una buona iniziativa, anche per fare conoscere l’esistenza del sito, per aggiungere altri contributi o solo per darlo a lettura a chi non utilizza internet

# 17 nicola il 29 apr 2024 alle 14:50

Caro Max,
tra le eredità del fescennino, per completezza di informazione, dobbiamo adesso registrare un altro genere letterario: la cronaca politica.
Oppure siamo di fronte all’ultima trasformazione dei fescennini tributati ai generali romani trionfanti? Ai posteri l’ardua sentenza!

# 18 Mariarosa Cevenini il 25 mag 2009 alle 12:13

Il fescennino come stile della cronaca politica, soprattutto della sinistra (giornali, saggi, comizi, radio e TV più recenti, poi internet) non è una novità. Il dopoguerra è pieno di esempi. Ne cito un paio: togliatti ad un comizio per le elezioni politiche del ‘48 .”“prenderò degli scarponi chiodati per prendere a calci in culo De Gasperi”. …”. Nel 1947 l’unità pubblicò un articolo del “migliore”, sempre lui, così intitolato: “Ma come sono cretini!”, in polemica con l’ambasciatore americano che aveva accusato il pci di prendere finanziamenti dall’urss. MAI AVUTO UN RUBLO! GARANTITO! Posso citare altri esempi: i DC forchettoni, i socialisti socialtraditori e socialfascisti, Magnani e Cucchi “due pidocchi che possono anche essere nelle criniere di un nobile animale”, il caso Montesi, la denigrazione di Leone, CRAXI Bokassa e l’aggressione fisica con le monetine ( un fuori programma). Mai però tale stile (che io ricordi) aveva travalicato i limiti del fescennino classico (che di limiti se ne poneva pochi) fino alla comparsa di BERLUSCONI, quando è stato attualizzato in fescennino-sinistro-pecoreccio-troglodita. Se si potesse dire quale sia la regola dello stil novo, ebbene, credo si possa tranquillamente affermare che la norma è quella di non avere regole. Lo svaccamento, minimo necessario; indispensabile l’ingiuria. E le invettive salaci a sfondo sessuale? Basta leggere “repubblica” in questi giorni. Come la RAI: “di tutto. di più”. E, ad maiora!. Chiunque non fosse sufficientemente documentato, potrebbe leggere il saggio: “BERLUSCONI ti odio” di L. D’Alessandro ed. Mondadori, fior da fiore, anche se temporalmente limitato, dello spray nauseabondo del fescennino-sinistro-pecoreccio-troglodita. Più brevemente e più immediatamente, un buon esempio è anche la lettura di questo articolo: http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=304655
Dopo queste letture, potrebbe tuttavia sorgere il dubbio che da un genere storico, popolare, letterario che aveva, ha, una sua dignità sia effettivamente derivato un aborto simile. Ai posteri l’ardua sentenza.

# 19 lirero il 28 mag 2009 alle 22:03

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