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Bisogno di sicurezza o deriva antidemocratica?
Da chi è costituita la polizia volontaria che opera sul territorio
a cura del Circolo Argelato-Funo
Gentili lettori e cittadini di Argelato, come alcuni di voi sapranno, da un po’ di tempo a questa parte la polizia locale ovvero la Polizia Municipale della Reno-Galliera, si avvale della collaborazione esterna di “associazioni volontarie di polizia”.
L’affiancamento di queste associazioni volontarie alla Polizia Municipale viene per la prima volta legittimata dalla LEGGE REGIONALE 4 dicembre 2003, n. 24: “Disciplina della polizia amministrativa locale e promozione di un sistema integrato di sicurezza”.
Condividendo in linea di teorica i principi della legge, cerchiamo ora di capire chi sono veramente i “tutori dell’ordine” che operano nel nostro territorio. Le due associazioni di volontari operative nel bolognese sono: Avpl (Associazione volontariato polizia locale) con sede a Castel Maggiore, che conta una settantina d’iscritti e il “Corpo pattuglie cittadine” con sede a Bologna, la quale conta un centinaio di iscritti. Entrambe le associazioni sono regolarmente iscritte all’albo della Protezione Civile e sovvenzionate da diversi enti ed istituzioni tra cui il Comune di Bologna.
Durante le loro “missioni” i pattuglianti debordavano dal ruolo a loro assegnato, effettuando ronde notturne nella zona universitaria di Bologna a discapito di spacciatori tunisini e marocchini i quali venivano arrestati in flagranza con tanto di relazione di servizio presentata in questura. Proprio come dei veri poliziotti. In almeno due occasioni avrebbero realizzato un servizio d’ordine abusivo in manifestazioni di piazza rubando il mestiere a polizia e carabinieri. Nella manifestazione del 2 giugno 2004, per la celebrazione della Repubblica, avrebbero usato maniere forti contro alcuni no global finiti indagati per resistenza a pubblico ufficiale. Solo che i pubblici ufficiali non erano tali. L’anomalia di questi “servizi” è stata comunicata proprio dalla Digos e così è scattata l’inchiesta. Le posizioni dei manifestanti sono state archiviate, mentre a finire indagati sono stati i pattuglianti; i ragazzi prima accusati, poi scagionati, sono ora parti lese. Altra azione illegale è stata intrapresa durante una manifestazione del Bologna Social Forum sui Cpt nel maggio 2005, nella quale i pattuglianti fecero una sorta di cordone di sicurezza, non richiesto né autorizzato. Per queste ed altre azioni i pattuglianti sono accusati di violenza privata, lesioni aggravate e usurpazione di funzioni pubbliche nell’inchiesta condotta dalla PM Morena Piazzi. Nell’inchiesta è finito anche un carteggio tra Comune di Bologna, Questura e Ministero dell’Interno in cui si dice espressamente che le pattuglie non possono essere utilizzate per compiti di vigilanza.
All’inchiesta sono susseguite le perquisizioni agli esponenti delle associazioni e una dozzina di loro sono accusati di aver oltrepassato il limite; infatti sono stati trovati manganelli, noccoliere, manette, contrassegni di Polizia e Carabinieri, tenute anti-sommossa, caschi ubott (quelli usati dai reparti della celere), scanner utilizzati nelle intercettazioni delle frequenze radio della polizia e perfino fotografie di un corso di guerra in Estonia e di un blitz inquietante realizzato forse nel 2001 in una struttura dell’ex mercato ortofrutticolo, in cui si vedono i pattuglianti in tenuta da guerriglia che perquisiscono un immigrato.
Nelle perquisizioni non sono state trovate bandiere o simboli politici che facciano ipotizzare un legame tra le associazioni dei pattuglianti e formazioni di estrema destra, anche se uno dei volontari coinvolti nell’inchiesta anni fa era stato condannato per ricostruzione del partito fascista.
Quindi le innocue associazioni di volontari stanno svelando la loro vera natura: vigilantes picchiatori malati di rambismo. Tutto ciò assume un significato maggiore a seguito dalle dimissioni presentate ai soci dell’Avpl da Giovanni Di Noto, Presidente nonché fondatore dell’Associazione stessa il quale, rivolgendosi ai soci dice: “purtroppo è stata persa una grande occasione per contribuire al processo democratico e legalitario della nostra comunità, ribadisco ai soci la convinzione che la forza delle idee e della ragione (non dei muscoli) ci avrebbe portato lontano”.
A fronte di queste vicende, appurato che le politiche sulla sicurezza dei cittadini stanno diventando centrali nell’azione amministrativa degli Enti Locali, ma allo stesso modo che alla base della loro insicurezza ci sono fenomeni di disgregazione sociale ed economica (precarietà del lavoro, bassi salari, aumento del costo della vita, incertezza dei diritti degli immigrati, carenza di alloggi popolari e mancanza di politiche inclusive per le giovani generazioni), il Partito della Rifondazione Comunista intende arginare il problema mediante azioni principalmente di carattere sociale e preventivo, e non esclusivamente di tipo repressivo come le “ronde”.
Infine auspichiamo l’investimento di risorse pubbliche da parte degli Enti Locali volte a un vero rafforzamento dei propri servizi sociali e di Polizia Municipale, ribadendo la nostra contrarietà alla sottoscrizione di qualsiasi tipo di convenzione con associazioni di evidente stampo incostituzionale.
LEGGE REGIONALE 4 dicembre 2003, n. 24: “DISCIPLINA DELLA POLIZIA AMMINISTRATIVA LOCALE E PROMOZIONE DI UN SISTEMA INTEGRATO DI SICUREZZA”.
L’articolo 8 – “Utilizzazione del volontariato” di tale legge, prevede che:
- L’utilizzazione di forme di volontariato, ai fini della presente legge, è ammessa solo nel rispetto dei principi e delle finalità fissate dagli articoli 1 e 2 della legge 11 agosto 1991, n. 266 (Legge-quadro sul volontariato). Tale utilizzazione è volta a realizzare una presenza attiva sul territorio, aggiuntiva e non sostitutiva rispetto a quella ordinariamente garantita dalla polizia locale, con il fine di promuovere l’educazione alla convivenza e il rispetto della legalità, la mediazione dei conflitti e il dialogo tra le persone, l’integrazione e l’inclusione sociale.
- I volontari, individuati dalle amministrazioni locali anche sulla base di indicazioni provenienti dalle associazioni di volontariato, potranno essere impiegati a condizione che essi:
a) operino sulla base delle indicazioni ed in maniera subordinata al comandante o al responsabile della polizia locale stessa o ad altro operatore di detta polizia da esso individuato;
b) non abbiano subito condanna a pena detentiva per delitto non colposo o non siano stati sottoposti a misure di prevenzione e non siano stati espulsi dalle forze armate o dalle forze di polizia nazionali, ovvero destituiti o licenziati per giusta causa o giustificato motivo soggettivo da pubblici uffici;
c) abbiano frequentato, con profitto, specifico corso di formazione professionale disciplinato dalla Giunta regionale;
d) siano adeguatamente assicurati. - I Comuni e le Province possono stipulare convenzioni con le associazioni del volontariato, con sole finalità di supporto organizzativo ai soci che svolgano le attività di cui al presente comma, a condizione che dette associazioni non prevedano nell’accesso e nei propri fini forme di discriminazione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche e condizioni personali o sociali.